giovedì 2 giugno 2011
giovedì 19 maggio 2011
LIBRO: "PANNARANO IL CAMMINO DELLA DEMOCRAZIA DAL 1946 AD OGGI" A CURA DEL PROF. ALBINO PAGNOZZI.. PREFAZIONE DI ENZO PACCA
Albino Pagnozzi
PANNARANO:IL CAMMINO DELLA DEMOCRAZIA
DAL 1946 AD OGGI
Enzo
Prefazione
C’è una storia che vorrei raccontare: un giovane maestro decide, negli anni sessanta quando nel sud Italia, la ricostruzione italiana post bellica ancora non è completata, di impegnarsi al servizio della propria comunità, del proprio paese, mosso dal desiderio di “dare”, di rimboccarsi le maniche per la propria terra, diventa consigliere comunale, assessore poi sindaco, sale e scende nel consenso politico, non diventa mai “onorevole” pur avendo fatta una lunga gavetta e dato molto al suo Partito e alla sua terra, non si fa vincere dalla demotivazione, continua a svolgere il proprio ruolo perché animato da una grande passione; le sconfitte non lo fanno indietreggiare, i sogni non realizzati non lo distolgono dal proprio impegno locale. Per circa 50 anni è al servizio della comunità di Pannarano, sempre con la stessa emozione e convinzione, dovuti all’attaccamento a questa nostra terra. Questo maestro è il Prof. Albino Pagnozzi. Se c’è una morale in questa storia è che la politica è innanzitutto servizio disinteressato per la propria gente, per la propria comunità, contribuire allo sviluppo economico e sociale della propria terra, impegnarsi nella vita amministrativa. Se questo è il senso della politica che dobbiamo perseguire allora è chiaro che quello del Prof. Albino Pagnozzi è un grande insegnamento perché è rimasto al servizio della comunità di Pannarano accettando con umiltà tutti i ruoli che la sorte e gli uomini gli hanno assegnato.
Quando il Prof. Albino Pagnozzi mi parlò di questo suo lavoro, ne fui entusiasta, in quanto Sindaco di questa comunità il senso di orgoglio per ciò che diventa importante per la mia terra mi prese, perché uno scritto che ripercorre le tappe della politica e della vita amministrativa di Pannarano dal dopoguerra ad oggi, è estremamente importante per comprendere la storia della nostra comunità che come tutta la storia è fatta di eventi e di uomini.
Quando invece mi chiese di farne la prefazione ne fui contento e mi sentii onorato. Contento perché avrei contribuito anche se in modo marginale alla realizzazione di un lavoro importante; onorato perché il Prof. Albino Pagnozzi avrebbe potuto scegliere insigni esperti di storia per scrivere una prefazione, invece aveva scelto me che insigne di certo non sono.
Certo è che con questo lavoro un’altra pagina della storia di Pannarano è stata scritta. Un lavoro prezioso e come direbbero gli storici attendibile perché scritto da chi questa storia l’ha vissuta direttamente non solo come testimone ma anche come protagonista. Più prezioso ancora, perché nel leggerlo nel mentre veniamo a conoscenza dei fatti storici, cogliamo anche l’emozione, il sentimento e la commozione che la mano che lo ha scritto ci ha trasfuso dentro, in modo cosi delicato da apparire invisibile, da darci cioè la convinzione di non esserci pur facendone parte.
L’impressione che ho colto è che ha fatto il lavoro che avrebbe fatto “lo storico di professione” nel riportare gli avvenimenti, avvicinando però il lettore ad una interpretazione della storia che segue il pensiero che è proprio dell’autore: distaccato sì ma portatore di alcuni valori quali il riscatto della propria condizione, la politica quale strumento per far crescere la democrazia, il ruolo dei partiti quali protagonisti della rinascita dell’Italia e delle nostre comunità, l’alto valore morale degli uomini impegnati nella competizione amministrativa fatta con passione politica e al servizio della propria comunità e dei partiti nei quali con rispetto e obbedienza militavano.
Al prof. Albino Pagnozzi va dato atto che con questo libro rende omaggio a tutti gli uomini che hanno governato la nostra comunità. Anche i giovani potranno conoscere una storia che non troverebbero in nessun libro.
Il ricordo di quanti non ci sono più che attraverso la penna dell’autore smettono di essere, per quanti non li hanno conosciuti, solo nomi e cognomi, ma diventano uomini e protagonisti della nostra storia, portatori di idee e anche lustro per la nostra comunità, è qualcosa di estremamente prezioso.
L’autore lo descrive in modo distaccato ma è come se descrivesse se stesso attraverso la storia di altri perché ripercorrere, come in questo libro fa, i giorni amari e difficili del dopoguerra, attraverso due galantuomini, con ideologie diverse ma con gli stessi sentimenti di amore verso il proprio paese ed i propri concittadini che si rimboccano le maniche per organizzare la vita politica e sociale quali sono ANNIBALE GENOVESE per il P.L.I. ed EUGENIO D’ALESSIO per la D.C ., ci rievoca il suo impegno per questa Comunità.
Altro elemento importante che si coglie in questo lavoro, che ci può essere di insegnamento, è che la competizione politica-amministrativa locale non era fine a se stessa ma in sintonia con la politica nazionale, laddove gli ideali i valori erano gli stessi. Aver inserito la descrizione di uomini e avvenimenti locali nel cammino storico che dal dopoguerra ha intrapreso l’Italia è una scelta importante che l’autore volutamente ha fatto, affinché si possa cogliere oggi, che agiamo in un mondo globalizzato, che una piccola comunità è comunque parte di un contesto più ampio quale appunto è una Nazione e il suo cammino.
Pensare che possa esserci politica amministrativa o nazionale senza il ruolo e la presenza importante e democratica dei partiti è un grande errore. Credo che con questo suo lavoro il Prof. Albino Pagnozzi abbia voluto darci un altro importante messaggio: senza la presenza di partiti organizzati e promotori della vita sociale e politica la democrazia si indebolisce.
Il Sindaco
(dott. Enzo Pacca)
Pacca
domenica 15 maggio 2011
Il vino: la sua storia, da Noè ai giorni nostri.....
Noè ....piantò una vigna...e i poeti di tutti i tempi hanno cantato il vino. Orazio cantò: " O Varo, non pianterai nessun albero, prima della sacra vite!"
Tremila nni avanti Cristo gli egiziani incominciarono a costruire i primi recipienti d'argilla nei quali si incominciò a conservare il vino, ciò consentì il commercio.
A Roma Bacco era il dio protettore della vita e dell'uva. Al dio Bacco veniva sacrificato il capro il cui morso era dannoso per la vite.
I Greci che amavano il vino portarono piante di viti in provenza, insegnarono ai Galli tutte le cure di cui ha bisogno la vite.......
Durante le conquiste romane l'arte del vignaiolo si diffuse in tutte le province della Gallia, in particolare nella Champagne e Bordeaux e nella Borgogna.
Per consentire la vendita dei vini italiani Domiziano nel 92 ordinò la distruzione delle vigne della Gallia.
I Galli riuscirono ugualmente a salvare i loro vini nascondendolo in barilotti cerchiati di ferro, inventati proprio in questa occasione. L'editto di Domiziano fu annullato nel 281.
Con l'avvento di Carlo Magno i vigneti rifiorirono.
Nel 1290 si fabbricarono le prime bottiglie......
nel 1668, un umile frate, don Pèrignon, scoprì il momento in cui arrestare la fermentazione e nacque lo Champagne.
Napoleone gustave i vini della Borgogna. A S. Elena L'Imperatore lotterà con il suo medico fino agli ultimi giorni per bere un pò di vino.
Il vino si è mescolato nella vita dei popoli e dei principi che l'hanno considerato sempre un dono prezioso.
In tanti l'hanno decantato e proverbi.......:
Se d'acqua avaro è il gennaio si fa ricco il vinaio.
Marzo caldo e secco riempie di vino ogni secchio.
Se tuona in aprile prepara il barile.
Se Venerdì Santo è gelato gela il grano e il pergolato.
Quando l'uva nasce di maggio bisogna aspettarsi il peggio.
Se a giugno fa bel tempo prepara il tino a cuor contento.
Per Santa Maddalena la noce è piena
il grappolo è maturo e il grano è duro.
Agosto piovoso settembre vinoso.
Quando in settembre tuona la vendemmia è buona.
Tremila nni avanti Cristo gli egiziani incominciarono a costruire i primi recipienti d'argilla nei quali si incominciò a conservare il vino, ciò consentì il commercio.
A Roma Bacco era il dio protettore della vita e dell'uva. Al dio Bacco veniva sacrificato il capro il cui morso era dannoso per la vite.
I Greci che amavano il vino portarono piante di viti in provenza, insegnarono ai Galli tutte le cure di cui ha bisogno la vite.......
Durante le conquiste romane l'arte del vignaiolo si diffuse in tutte le province della Gallia, in particolare nella Champagne e Bordeaux e nella Borgogna.
Per consentire la vendita dei vini italiani Domiziano nel 92 ordinò la distruzione delle vigne della Gallia.
I Galli riuscirono ugualmente a salvare i loro vini nascondendolo in barilotti cerchiati di ferro, inventati proprio in questa occasione. L'editto di Domiziano fu annullato nel 281.
Con l'avvento di Carlo Magno i vigneti rifiorirono.
Nel 1290 si fabbricarono le prime bottiglie......
nel 1668, un umile frate, don Pèrignon, scoprì il momento in cui arrestare la fermentazione e nacque lo Champagne.
Napoleone gustave i vini della Borgogna. A S. Elena L'Imperatore lotterà con il suo medico fino agli ultimi giorni per bere un pò di vino.
Il vino si è mescolato nella vita dei popoli e dei principi che l'hanno considerato sempre un dono prezioso.
In tanti l'hanno decantato e proverbi.......:
Se d'acqua avaro è il gennaio si fa ricco il vinaio.
Marzo caldo e secco riempie di vino ogni secchio.
Se tuona in aprile prepara il barile.
Se Venerdì Santo è gelato gela il grano e il pergolato.
Quando l'uva nasce di maggio bisogna aspettarsi il peggio.
Se a giugno fa bel tempo prepara il tino a cuor contento.
Per Santa Maddalena la noce è piena
il grappolo è maturo e il grano è duro.
Agosto piovoso settembre vinoso.
Quando in settembre tuona la vendemmia è buona.
giovedì 10 marzo 2011
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